La lotta alla Xylella fastidiosa ci obbliga a fare i conti con il linguaggio, con il significato delle parole nella nostra storia. Così nel vocabolario della nostra vita sociale di ogni giorno, con forza si afferma la parola: eradicazione come lotta alla xylella fastidiosa e quindi come strategia per la difesa dell’ulivo, che comincerà il 30 marzo nelle campagne di Oria.
Non ci eravamo mai interessati a questa parola. Non ne avevamo mai sentito il suo bisogno, non esisteva nella cronaca dei giornali ed era assente dal nostro pensiero. La nostra storia passa attraverso le parole per trasformarsi in significati di vita. Così eradicare non significa semplicemente abbattere piante secolari, segnate con la croce rossa, ma molto di più: significa infatti intervenire nella storia e modificare l’identità di appartenenza del popolo alla sua terra. Eradicare vuol dire annullare l’Esistenza delle radici e cioè a partire dall’Essere. Avere radici significa Essere realtà nel tempo articolato nei cicli della cultura dei popoli nel rapporto con la loro terra. L’ulivo secolare è il Verbo che declina il suo Essere con la terra. Dalla città di Gerusalemme a tutte le città del Mediterraneo l’ulivo ha segnato nella storia il desiderio di conciliazione dell’uomo: l’ulivo ha accompagnato infatti l’uomo nella strada del pane ed in quella della fede. La storia del Mediterraneo vive per e con gli ulivi. Eradicare gli ulivi significa cambiare la cultura del Mediterraneo e ridurre in cenere i volti e i luoghi della terra che è sempre stata generosa verso chi le ha portato rispetto. Eradicare vuol dire proprio quindi non avere nessun rispetto, nessuna sensibilità, nessun riconoscimento verso una cultura secolare: il Salento e i suoi ulivi millenari che oggi sono un parco culturale nella storia del mare che vive della civiltà dei popoli lungo le sue sponde.
Gli ulivi sono il senso e le emozioni del paesaggio che nel tempo si è trasformato in arte divenendo museo a cielo aperto.
“nell’albero velato di generazioni
d’in d’effimere stagioni
circola una fragranza di tempo inviolato
che satura le pause del tuo fiato
d’una coscienza di perennità.”
(Girolamo Comi).
L’ulivo per noi salentini è appartenenza, è storia al trapassato remoto è l’Essere forte e lontano nel tempo. È l’Essere di un popolo abituato a vivere nel sole umido e nei
profumi della terra. L’ulivo è il nostro intelletto poetico che ci aiuta a resistere all’eradicazione, e, attraverso la poesia ci insegna a difendere le nostre radici. Eradicare vuol dire annullare la nostra vita e ridurre in cenere la nostra cultura e le nostre tradizioni.
Italo Calvino sosteneva che: sugli scaffali dei supermercati nei prodotti in vendita c’è la storia degli agricoltori, la sapienza delle loro mani, il verde sotto il cielo dei prati. Eradicare allora vuol dire scrivere la parola fine ad un modello culturale ed iniziare uno nuovo:
passare dall’olio d’oliva extravergine a quello di oliva ogm. Si parla da tempo e la xylella fastidiosa è l’opportunità migliore per realizzare questo passaggio: cioè sostituire gli ulivi secolari nel Salento con ulivi ogm resistenti alla malattia.
Ora gli ulivi da ridurre in cenere sono più di un milione e valgono milioni di euro. Quali sono i soggetti interessati a questo grossissimo affare?
Chi c’è dietro la peste dell’ulivo?
Chi sono i soggetti interessati alla speculazione?
Si conosce bene solo la dimensione del disastro degli ulivi da ridurre in cenere, il resto è buio totale. La confusione è così evidente che la magistratura sta svolgendo le sue indagini per chiarire le criticità e per dare risposta alle molte ombre. Per noi vale sempre l’impegno: giù le man dall’ulivo, la nostra terra nu se tocca e l’eradicazione è una soluzione sbagliata: vale lo stupro della nostra terra.
Luigi Mangia