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Dimore a Leuca nel paesaggio di due mari

Dimore a Leuca nel paesaggio di due mari, agile ed elegante volume di Annamaria Robotti per le edizioni Grifo, offre una compiuta esplorazione del territorio di Santa Maria di Leuca proponendo diverse letture scaturite dall’uso di punti di vista apparentemente distanti e differenti che trovano pero una compiuta sintesi proprio nel loro sovrapporsi, componendosi vicendevolmente, riuscendo a costruire una visione multidisciplinare del territorio di Leuca capace di guidarci dalla scoperta di aspetti generali sino all’approfondimento di questioni puntuali e singoli casi di studio. La complessità dell’indagine è legata alla straordinarietà del territorio, caratterizzato da una non comune bellezza naturalistica e dalla sua speciale collocazione geografica nel punto di confine tra il mar Ionio e l’Adriatico.

Come emerge dalla densa ed approfondita presentazione al volume di Mario Coletta, ordinario di Urbanistica presso Federico II di Napoli, il Salento, idealmente posto a presidio dell’Adriatico, è protagonista di una storia intensa e generosa che ha lasciato tracce profonde e segni precisi nella struttura organizzativa del territorio, la cui l’orografia ha fatto <da tramite tra rigore geometrico e tipologia aggregativa>, mostrando ancora una volta come, tra vicende storiche, geografia e cultura materiale, esista una dialettica profonda che influenza la forma ed il valore culturale dei luoghi.

Il volume si apre con una riflessione sulla cartografia storica del territorio a partire dal Cinquecento, offrendo una lettura approfondita della Descriptione di Giacomo Gastaldi del 1567, per giungere sino agli inizi del XIX secolo con l’esame dell’opera di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni. In queste pagine lo studio del territorio nella cultura storica visuale e cartografica viene inserito nel più complessivo ambito storico geografico che include, oltre alla vicina Gallipoli, anche remi relativi alla coeva cartografia veneziana. Nel capitolo seguente l’autrice si dedica alla periegesi della Puglia salentina e leuchese, in special modo a partire dal XIX secolo, richiamando, tra gli altri, gli scritti e le illustrazioni dell’architetto Victor Baltard, pubblicate nel 1844, attraverso le quali si intreccia un confronto serrato tra le rappresentazioni storiche e la realtà attuale. Alla descrizione puntuale di importanti monumenti edificati fa da contraltare la descrizione del maestoso impianto territoriale di straordinaria bellezza, privilegiando i punti di vista e le letture di grandi autori del passato, tra cui il critico tedesco Paul Schubring e Cesare Brandi.

Di seguito Annamaria Robotti passa ad analizzare le sontuose ville costruite a Santa Maria di Leuca a partire dalla metà dell’Ottocento sino agli anni Trenta del secolo scorso, a seguito di una lungimirante pianificazione proposta da Giacomo Arditi, marchese di Castelvetere, che, rendendo possibile l’edificazione – tra le altre – della villa Fuortes, della villa Episcopo, della villa Daniele, della villa Sticchi, ha dato impulso allo sviluppo urbano che ne caratterizza in modo preciso l’identità.

Una parte significativa del lavoro è dedicata allo studio dei simboli araldici delle famiglie che hanno contribuito con le loro dimore alla definizione dell’ambiente urbano. Qui si mostra come l’araldica possa assumere il valore di una “forma di rappresentazione”, di un solido codice per immagini con un sua propria sintassi, il cui esame contribuisce a dipanare una storia collettiva e a spiegare le fitte relazione tra le famiglie che hanno influenzato direttamente la forma della città. Grande attenzione è dedicata alla descrizione della villa La Meridiana che, attraverso l’attività alberghiera che ospita, è protagonista di attività culturali, promozionali e divulgative.

Uno dei capitoli conclusivi prende i considerazione il lavoro di documentazione svolto attraverso il rilievo, l’analisi grafica e la ricostruzione virtuale dell’architettura che consente di affiancare alle riflessioni compiute la consapevolezza mensurale e tecnica della costruzione, approfondendo le caratteristiche formali e costruttive dei sistemi voltati tipici del luogo.

Il penultimo capitolo è dedicato alla riflessione sugli aspetti formali, stilistici e decorativi delle ville e alle influenze che ne hanno alimentato il disegno, mentre un’ultima riflessione è riservata alla tradizione locale della pesca di cui si colgono i valori materiali, poetici e culturali.

Il volume ospita un utile contributo del paesaggista Francesco Tarantino che affronta con competenza specifica il tema dei colori e le forme del verde di progetto, specie dei giardini che circondano le residenze padronali.

Un aspetto per nulla trascurabile del volume di Annamaria Robotti riguarda l’uso delle immagini che spaziano dalle riproduzioni cartografiche e di opere di pittura, di fotografie storiche e dello stato attuale dei luoghi, sino ai disegni di rilievo architettonico e rielaborazioni tridimensionali, come spaccati assonometrici o assonometrie iposcopiche. A queste immagini si aggiungono due acquarelli tracciati dall’autrice delle vedute di villa Episcopo e di villa Daniele.

Tra i meriti del lavoro di Annamaria Robotti spicca la generosità con cui sono stati affrontati i più vari argomenti che riescono a sfaccettare una descrizione chiara e compiuta del territorio. Lo studio troverà sicuramente una solida collocazione nel più ampio repertorio delle ricerche sulle forme assunte in ambito locale dall’art nouveau che – è bene ricordarlo – fu un fenomeno complesso la cui cifra finisce per sottrarsi ad ogni descrizione generale per caratterizzarsi invece più compiutamente in una moltitudine di manifestazioni locali la cui indagine può riservare la scoperta di precise connotazioni stilistiche di grande interesse. Sicuramente però il merito principale di questa pubblicazione è quello di collocarsi a cavallo tra l’aspetto più scientifico – legato alla ricerca disciplinale – e quello divulgativo, capace di interessare un pubblico di non professionisti e di guidarlo alla scoperta di luoghi , suggestioni e architetture che – come ricordano le parole di Ruskin riportate in epigrafe dall’autrice – con la loro sola presenza riescono a “contribuire alla sanità, alla forza, al godimento dello spirito”. (Recensione del Prof. Arch. Edoardo Dotto dell’Università degli studi di Catania. La ricerca è stata presentata durante la manifestazione “Le ville in festa” ed apprezzata dall’ampio pubblico.)

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